Questo testo vuole proporsi come una scheda da aggiungere “virtualmente” alla parte quarta del libro Architettura e modernità, nella sezione Dal Basso. Continuità e tessuti urbani in cui si aprono riflessioni importanti sulle alternative alle macrostrutture come possibilità di intervento sulla città. Emergono nuove tematiche che legano il progetto alle necessità di vita delle persone, alla ricerca di relazioni tra la città in crescita e l’ambiente preesistente, al concetto di densità.
Con questo breve intervento, vorrei segnalare l’importanza di un’opera realizzata a Roma, tra il 1950 e il 1954 da un architetto che da sfollato, negli anni della guerra, si ritirò nella sua terra d’origine, in provincia di Trento, dedicandosi allo studio delle tipologie abitative e che contribuì in maniera decisiva all’esperienza dell’Ina casa occupandosi della catalogazione dei tipi edilizi, verificandoli attraverso la pratica progettuale. Mi riferisco all’architetto Adalberto Libera, che progettò e realizzò l’unità d’abitazione orizzontale del Tuscolano.
Una piastra composta da diversi elementi aggregati come un unicum che si colloca a metà strada tra la dimensione dell’intero quartiere e la casa isolata. E’ un’architettura dal carattere mediterraneo che tiene conto, non solo dei fattori climatici, ma soprattutto del significato dell’abitare inteso come costume, come vita intima e come rapporto interfamiliare, tra i gruppi e la collettività.
“L’unità di abitazione – scriveva Libera – è l’organismo edilizio, nella sua espressione più completa, ed è, nel contempo, cellula dell’organismo urbanistico”.
L’unità d’abitazione non va considerata soltanto come il risultato dell’aggregazione di vari elementi ma è, essa stessa, elemento di aggregazione dell’ambiente urbano complessivo che si pone come struttura sociale.
Gli spazi esterni, il patio, la stradina il cortile, il giardino, il portico, l’ingresso sono tutti pensati in funzione della vita che fluisce dalla collettività, al nucleo familiare, e viceversa.
Gli alloggi sono dimensionati secondo tre variazioni: appartamenti per 4, 6 e 8 persone e sono studiati in modo da avere l’ambiente soggiorno fisso, con la zona notte che varia nel numero delle stanze.
L’unità d’abitazione esprime l’abitare nella concretezza dei diversi spazi attraverso una chiarezza compositiva che si manifesta attraverso l’uso di materiali diversi e delle proporzioni armoniche.
“Questo preciso distinguere, questo netto differenziare è forse il carattere di questa composizione: gli accordi armonici trovano rarissima applicazione”.
I patii sono intonacati di bianco, le pareti delle stradine sono tinte ognuna di un colore diverso e l’intero giardino è circoscritto in un muro di tufo. Il gruppo di 4 alloggi che forma l’unità aggregativa è inscrivibile in un rettangolo aureo, i patii degli alloggi da 6 persone sono due rettangoli aurei e i patii degli alloggi da 8 persone sono due quadrati.
Il luogo in cui si colloca appare assunto come dato di progetto che ha il ruolo di disegnare la conformazione del lotto. La disposizione planimetrica delle case segue le diverse giaciture mantenendo la perpendicolarità con il perimetro dell’isolato e collegandolo allo spazio comune attraverso un sistema di stradine.
Il paesaggio circostante è visibile soltanto quando le diverse giaciture si incontrano, formando spazi irregolari, o quando si sale sull’edificio a ballatoio.
Il quartiere in cui è collocata l’unità d’abitazione è oggi densamente abitato e parte integrante della struttura ben definita del tessuto urbano.
L’intervento di Libera credo sia la prima vera risposta al tema della trasformazione e dello sviluppo della città attraverso lo studio di una composizione in grado di oscillare tra la ricerca dell’unico e la composizione del molteplice. Infatti, questa architettura, si presenta oggi come uno dei frammenti che compongono la planimetria della città di Roma ponendosi a metà strada tra l’unità che essa esprime e la sua stessa capacità di essere una delle molteplici parti del tessuto urbano. Probabilmente, ancora oggi, la strategia compositiva basata sulla tipologia del frammento è ancora l’unica possibile.